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Adriano Olivetti

26 Marzo 1999 alle 8:00 25 Marzo 2000 alle 17:00

26 marzo 1999 ore 21

di Laura Curino e Gabriele Vacis
regia Gabriele Vacis
con Laura Curino, Mariella Fabbris, Lucilla Giagnoni
una produzione Laboratorio Teatro Settimo

Si può essere capitalisti e rivoluzionari? Può l’industria darsi dei fini che non siano solo i profitti?
Si può proporre la società perfetta che converge verso la città di Dio e intanto cominciare a correggere questa nostra realtà quotidiana, così imperfetta e sottoposta a spinte contrastanti?
Se lo chiedeva quarant’anni fa Adriano Olivetti, capitano di un‘azienda allora ai vertici mondiali, manager illuminato sostenitore di un’industria dal volto umano, di un’economia fonte di progresso anche sociale, intellettuale. Un caso “eretico” che può però aiutare a ricapitolare la storia dell‘industrializzazione nel Nord del nostro Paese.

Adriano Olivetti è il secondo capitolo di una narrazione civile che il gruppo torinese ha incentrato attorno alla famiglia industriale di Ivrea per raccontare la storia di una collettività, di una città, di un momento storico di cambiamenti che ha visto una formidabile utopia affacciarsi alla realtà. Nei modi tipici del suo gruppo di lavoro, Laura Curino ha raccolto assieme a Vacis testimonianze e documenti, incontrando gli operai. le donne che rimanevano a casa, le famiglie, i protagonisti anonimi di una storia vera lunga 50 anni. A dargli voce, ci saranno in scena tre attrici che da tempo condividono con Teatro Settimo un percorso sulla memoria: la stessa Curino, Lucilla Giagnoni e Mariella Fabbris. Furono in molti a condividere il progetto di “industrializzazione umana” pensato da Adriano Olivetti che trasformò Ivrea in un laboratorio di sperimentazione guardato con interesse da tutto il mondo. Circondato dai migliori architetti internazionali, stimato da artisti e intellettuali, Adriano Olivetti, figlio di Camillo (a cui era dedicato il primo spettacolo sugli Olivetti), è l’uomo che, al motto di “l’uomo non è chiuso in tuta”, contribuisce a cambiare radicalmente il volto di Ivrea, una città che quarant‘anni fa sembrava grande come Torino, una città di teatri, biblioteche moderne, gallerie d’arte, caffè, sale cinematografiche e da concerto, laboratori di ricerca scientifica e artistica, mentre la fabbrica ospita artisti e intellettuali e i figli degli operai mangiano in mensa assieme a mamma e papà, vanno in vacanza al mare nelle colonie Olivetti. Oggi che quell’esperienza si è esaurita, Adriano Olivetti diventa, per Laura Curino, “un testo sulla dimenticanza che spera di essere scintilla di memoria collettiva. Oggi, momento di grande disorientamento per la città – aggiunge Laura Curino — rivolgere l‘attenzione a quelle esperienze non è infatti opera di riesumazione di un sogno ormai scaduto, ma sincera necessità di rimettere in circolo idee e ipotesi culturali”.

Dettagli

Inizio:
26 Marzo 1999 alle 8:00
Fine:
25 Marzo 2000 alle 17:00
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