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7 febbraio 2010 ore 21
dai testi di Michele Serra
regia e drammaturgia Giorgio Gallione
con Ugo Dighero e la Banda Osiris – Sandro Berti, Gianluigi Carlone, Roberto Carlone, Giancarlo Macrì
scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani
musiche originali e arrangiamenti Banda Osiris
una produzione Teatro dell’Archivolto
Italiani, Italieni, Italioti nasce dai testi di Michele Serra, commentatore, editorialista e curatore de L’amaca, la seguitissima rubrica fissa di Repubblica dove Serra descrive, sempre con garbata ironia, vizi e costumi della politica e della società italiana.
Tutto questo materiale si trasforma in monologhi, canzoni, rime, ballate che raccontano, irridono, svelano, sottolineano la faccia ipocrita e arrogante dell’Italia. Un’esilarante e corrosiva radiografia del nostro Paese, costruita sugli scritti, le poesie, le “satire” e i breviari comici di Michele Serra. Un esorcismo per musica e parole per cantare le assurdità, i paradossi, le vanità rovinose di noi “italiani, italieni, italioti”. Uno spettacolo dove il rumore del caos dei nostri tempi diventa una sinfonia di risate amare.
Affidandosi al loro proverbiale e stralunato humour, al trasformismo dei loro camaleontici strumenti musicali, alla forza della fantasia e a un indomabile spirito beffardo, i quattro professori della Banda Osiris, affiancati in questa avventura dal talento bizzarro e virtuosistico di Ugo Dighero, costruiscono uno spettacolo a cavallo tra un moderno canzoniere politico e un’Opera da tre soldi di italica fattura. Una partitura eccentrica dove le invenzioni musicali e linguistiche si intrecciano, canzonatorie, per costruire un varietà contemporaneo dove il comico cerca di essere ancora eversivo e il grottesco cerca di svelare l’inessenziale, il contraffatto e il superfluo.
Banda Osiris Considerata la massima espressione in Italia della comicità nel teatro musicale, la Banda è composta da: Sandro Berti, Gianluigi Carlone, Roberto Carlone e Giancarlo Macrì. Accanto al teatro, Banda Osiris si è affermata anche sul piccolo schermo, scritto ed eseguito colonne sonore per il teatro, documentari e cinema, e nelle ultime stagioni ha contribuito al successo della trasmissione domenicale di Serena Dandini Parla con me.
Ugo Dighero Fondatore del gruppo Broncoviz insieme a Maurizio Crozza, Marcello Cesena, Carla Signoris e Mauro Pirovano, nel 1999 inizia la collaborazione con la Gialappas Band, appare in serie televisive come Un medico in famiglia, nelle cinque edizioni di RIS, delitti imperfetti e al cinema.
“Mi è spesso capitato, scrivendo, di sghignazzare o commuovermi nel giro di mezza frase appena. Non vedo perché lo spettatore, che tra l’altro è molto più rilassato di me, non possa farlo con uguale elasticità d’animo e di sguardo.”
Michele Serra
Monologhi, canzoni, rime, ballate che raccontano, irridono, svelano, sottolineano la faccia ipocrita e arrogante dell’Italia. Un’esilarante e corrosiva radiografia del nostro paese, costruita sugli scritti, le poesie, le “satire” e i breviari comici di Michele Serra. Un esorcismo per musica e parole per cantare le assurdità, i paradossi, le vanità rovinose di noi “italiani, italieni, italioti”. Uno spettacolo dove il rumore del caos dei nostri tempi diventa una sinfonia di risate amare.
Lo spettacolo alterna due strutture narrative: la prima costruita sui pensieri e le riflessioni di un uomo (di sinistra) che si interroga sull’oggi, sulla situazione del proprio paese, attraverso riflessioni intime, inquietanti, a volte dolorose. Sono i testi tratti dalla rubrica quotidiana che Michele Serra scrive per Repubblica, l’Amaca, usando il materiale che la cronaca, la politica, il costume gli offre a ritmo, purtroppo, forsennato. La seconda costruita con numeri di taglio più satirico, manipolando tutti i pezzi che caratterizzano la collaborazione con “L’Espresso” – “Satira preventiva” – in cui l’autore disegna un mondo in bilico tra le goffe mani della scimmia umana.
Affidandosi al proverbiale e stralunato humour, alla forza della fantasia e all’indomabile spirito beffardo e iconoclasta dei quattro professori della Banda Osiris, affiancati in questa avventura dal talento bizzarro e virtuosistico di Ugo Dighero (da Mai dire gol ai Ris), nasce così uno spettacolo a cavallo tra un moderno canzoniere politico e un’Opera da 3 soldi (euro?) di italica fattura; una partitura eccentrica dove le invenzioni musicali (alla canzone di Dario Fo “Canto degli Italioti”, che ha ispirato il titolo, si aggiungono tre titoli di Giorgio Gaber – “Salviamo ‘sto paese”, “Il potere dei più buoni” e “La legge” – e le composizioni originali della Banda Osiris) e quelle linguistiche si intrecciano, canzonatorie, per costruire un varietà contemporaneo dove il comico cerca di essere ancora eversivo e il grottesco cerca di svelare l’inessenziale, il contraffatto e il superfluo.
Una fungaia di assurdità, paradossi criminali e crimini paradossali, tra televisione spazzatura, un corso di razzismo, le celebrazioni per il Centocinquantesimo anniversario dell’Unità dì’Italia, le deliranti proposte per il nuovo inno nazionale, il contributo italiano al G 20, in un esercizio di frenetica, esilarante comicità.
Giorgio Gallione