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La domanda della regina

6 Febbraio 2018 alle 0:00

martedì 6 febbraio 2018, ore 21

di Giuseppe Manfridi e Guido Chiarotti
regia Piero Maccarinelli
con Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Francesco Migliaccio
scene e costumi Andrea Stanisci
luci Alessandro Macorigh
musiche Antonio Di Pofi
una produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

«Why did nobody notice it?» : ecco la domanda della Regina che da’ il titolo alla commedia con protagonista la compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.  La Regina Elisabetta rivolse quella fatidica domanda –  “Come mai nessuno si è accorto di tutto ciò?”  al gotha della finanza mondiale presente, durante una conferenza alla London School of Economics: perché il crollo della Lehman Brothers del 2008  – che aveva fatto perdere alla Corona 18 milioni di sterline – era stato così imprevedibile e gli esperti non erano riusciti a valutarne il rischio globale?

La domanda della regina è una pièce opera di un sodalizio inedito e funzionale fra un drammaturgo di rango come Giuseppe Manfridi e un fisico-imprenditore, Guido Chiarotti, e parla del nostro sistema economico e finanziario attraverso l’incontro fortuito fra tre personaggi.
Seguendo il loro rapporto, il pubblico si troverà a seguire le teorie di Darwin o gli errori di due grandi economisti americani come Reinardt e Rogoff, il sistema delle vincite al totocalcio e gli otto individui al mondo che sono più ricchi di metà degli abitanti della terra. Rifletterà sulla borsa di New York e sulla necessità dell’uomo di scommettere: gioco, perdita, debito, colpa, oppure anche vittoria, ricchezza, certezza.

«Di fronte all’incertezza radicale dell’uomo cieco che immerso nella folla, affronta il destino, non ci resta che un espediente: consapevoli che il nostro giudizio individuale non vale nulla, cerchiamo di ricorrere al giudizio del mondo che forse è meglio informato. Così si fissa il prezzo di un’azione in borsa o il tasso di interesse: cercando di indovinare la direzione della folla, mentre siamo smarriti in mezzo a quella stessa folla che noi stessi siamo.
Due uomini alla fine di una cena per l’inaugurazione di una libreria sono rimasti nel ristorante.
Il Professore, sessantenne autorevole e solo, colto di una cultura enciclopedica e dai mille interessi, e Dario un giovane pubblicista e trainer in una palestra. Non sembrano avere punti in comune, se non quello di fumare un’ultima sigaretta.
Presto intuiamo che Dario ha un problema e che vorrebbe parlarne con il professore per trovare una opinione autorevole e saggia che lo aiuti a risolverlo.
Inizia una conversazione su due livelli, variegata e brillante, durante la quale alle domande di Dario vengono restituite risposte articolate e complesse.
Proprio sulla differenza di complesso e complicato si gioca gran parte del loro rapporto. Fino all’arrivo di una donna che entrambi conoscono, ma uno come Anna e l’altro come Lisa.
È la stessa donna, ma nessuno dei due sa che l’altro la conosce.
Si moltiplica con il suo arrivo il gioco della complessità.
Tutto il testo è sapientemente costruito come un elegante gioco, in cui la tessitura linguistica e i rapporti verbali creano le dinamiche fra i personaggi.
Il linguaggio e le conoscenze, la cultura dei tre, è il terreno per un incontro che non troverà soluzioni oggettive, ma genererà altri punti di vista, altra complessità, senza la possibilità di una soluzione definitiva e oggettivante.
Alcune domande otterranno delle risposte, ma solo parziali e il gioco come è cominciato riprenderà, generando nuove domande che non potranno avere risposta, così come non sapremo mai se il misterioso commensale evocato dai tre come beneficiario di una vincita miliardaria al totocalcio, sia e in che modo coinvolto con Annalisa.
Il testo di Manfridi-Chiarotti è un sofisticato e ironico play dove la parola – da quella della scienza a quella della matematica, della filosofia, a quella della poesia – costituisce la struttura portante”.
Piero Maccarinelli

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Data:
6 Febbraio 2018
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