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Un volonteroso ma poco originale e poco spigliato sassofonista del North Carolina, nonostante qualche notevole progresso tecnico e qualche discreto successo, sprofonda ben presto negli abissi della droga, dell’alcol, della mancanza di senso di ogni cosa. Poi una svolta repentina, covata tuttavia da lungo tempo, lo proietta verso nuove dimensioni musicali e territori inesplorati dell’anima. Giunto alla fama con ampio ritardo rispetto ad altri suoi dotatissimi coetanei, quel jazzista, prima di morire a soli quarant’anni, regala fino al 1967 un decennio di musica straordinaria e un incessante dialogo fra carne e spirito, disperazione e beatitudine, finito e infinito, terra e cielo… in poche parole, fra l’umano e il divino, per cogliere attraverso la sua arte l’Amore Supremo, il respiro e l’armonia dell’universo. La musica del trio Bearzatti-Colussi-Rinaldi e le parole di Nicoletta Oscuro (che sostituisce Claudia Grimaz) e Valerio Marchi, autore dei testi, ripercorrono per noi la complessa parabola umana ed artistica di John Coltrane.
Anteprima / Una produzione Euritmica